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«Con questo libro vorrei ringraziare tutti voi amici, tifosi e amanti dello sport per la vicinanza che mi avete dimostrato il 26 gennaio 2020 e nelle settimane a seguire: grazie a voi - alle conversazioni faccia a faccia, ma anche alle telefonate o ai semplici messaggi - mi sono sentito meno solo.» Christopher Goldman Ward, nelle pagine di questo libro, racconta la storia della sua amicizia con Kobe Bryant. Un'amicizia che risale all'infanzia, nata durante il periodo in cui la leggenda del basket NBA visse in Italia, in anni che influirono sulla sua formazione e sul suo carattere. Non ci sono dunque statistiche o tecnicismi. Non è quel tipo di libro. Ci sono invece pagine sul lato più umano di un campione, troppo spesso innalzato a «intoccabile»: l'arrivo di Kobe a Reggio Emilia grazie all'ingaggio di suo padre nella Pallacanestro Reggiana, l'ingresso nella squadra giovanile, la rivalità sportiva con Ward, gli incontri da adulti con guardie del corpo al seguito e limousine, il vederlo allo Staples Center di Los Angeles, in mezzo a 20.000 persone che cantano il suo nome, durante la sua ultima stagione da giocatore. «Prima di essere un campione osannato in tutto il mondo, Kobe era un bambino come siamo stati tutti noi. C'è un momento in cui siamo tutti alla pari, allo stesso punto di partenza. C'è un momento nella nostra vita in cui ognuno di noi è Kobe.» A due anni dalla tragica scomparsa, il suo migliore amico italiano cerca di restituirci il Kobe Bryant più autentico, in un ritratto intimo e personale.